RECUPERARE LA PROPRIA IMMAGINE PERSONALE E LO STATO EMOTIVO CONNESSO AD ESSA
“Mi alzo, vado in bagno e allo specchio noto in me qualcosa di strano. Provo a capire se sono ancora addormentata, vado in cucina, preparo la colazione e torno in bagno. La mia immagine allo specchio non cambia, è deformata, occhio e bocca non rispondono ai mie comandi: metà del mio viso è paralizzato. Lo spavento iniziale fu davvero forte perché pensai subito al peggio, ma non si trattava assolutamente di ictus.”
Questa è l’esperienza di una signora che si risveglia con la paralisi facciale.
Quando una malattia come la paralisi facciale attacca l’espressione facciale, la comunicazione ne risente e influenza negativamente le relazioni sociali.
Che cos’è?
La paralisi facciale è il risultato di un danno temporaneo o permanente al nervo facciale, che comporta una parziale funzionalità dei muscoli facciali.
Questo disturbo limita la normale funzione motoria, compromettendo al soggetto l’esecuzione delle più banali espressioni facciali e delle semplici attività quotidiane, come parlare, mangiare e bere.
Quando il nervo facciale non funziona i muscoli del viso non ricevono i segnali necessari per attivarsi correttamente. Ciò si traduce in una paralisi del lato affetto del viso, con ridotta mobilità della fronte, paralisi delle palpebre con incapacità di chiudere e proteggere gli occhi, paralisi dei muscoli della guancia che interessano il movimenti della bocca e paralisi del labbro.
Come può presentarsi questo disturbo?
Esistono diversi gradi di compromissione del nervo, da una parziale interruzione delle fibre nervose ad una completa interruzione, generando una immobilità che, a seconda della localizzazione della lesione, può interessare l’intero lato del viso o colpire solo una parte.
La paralisi centrale è incompleta e interessa solo la metà inferiore del volto controlaterale, mentre la paralisi periferica è completa.
Il disturbo si manifesta con un deficit della muscolatura facciale che raggiunge la sua massima espressione nelle 48 ore dalla comparsa.
Le manifestazione principali sono:
- paralisi completa o incompleta di un lato del viso
- chiusura parziale dell’occhio (lagoftalmo)
- secchezza oculare o eccessiva lacrimazione
- rima labiale cadente (sorriso asimmetrico)
- incompetenza labiale (difficoltà a gestire i liquidi)
- impossibilità a corrugare la fronte
- sopracciglio abbassato
- mal di testa e maggiore sensibilità al suono
- disturbi nella pronuncia dei suoni
- sincinesie ovvero contrazioni involontarie concomitanti ad un movimento volontario di un’altra zona
Che cosa può determinare il problema?
La causa più comune è la paralisi di Bell, paralisi periferica idiopatica del nervo facciale, la cui incidenza stimata è circa 53 casi su 100.000 persone per anno.
Il freddo può essere un fattore di rischio perché può provocare la paralisi a frigore: non si rimane paralizzati per il freddo in sé, ma una escursione termica particolarmente intensa può scatenare un’infezione virale che porta alla paralisi.
Oppure alla sorgente può esserci una reazione autoimmune del nostro corpo.
Altre cause della condizione includono:
- traumi al nervo facciale
- infezioni virali
- virus (herpes zoster, herpes simplex)
- processi infiammatori localizzati (orecchio, occhio, ecc) che comprimono il nervo
- ictus
- presenza di neoplasie nella regione cranica o del viso
- interventi chirurgici in zone vicino al nervo possono andare a intaccare la sua integrità
Come si può curare?
Esistono diverse opzioni di trattamento a seconda della entità e dell’evoluzione della paralisi.
Durante l’esordio del disturbo, il neurologo può suggerire alcuni farmaci, i corticosteroidi per ridurre l’infiammazione e gli antivirali per combattere l’infezione virale.
La logopedia nei casi di paralisi facciale è determinante perché comporta una riduzione significativa delle alterazioni, se non il ripristino totale delle funzioni e, di conseguenza, il miglioramento della qualità di vita del paziente, in grado di recuperare la sua immagine personale e lo stato emotivo connesso ad essa.
Nelle condizioni più gravi si ricorre alla chirurgia ricostruttiva, attraverso il trasferimento e l’innesto di muscoli, vasi e nervi
Come agisce la Logopedia?
La rieducazione logopedica mira a ri-fornire funzionalità ai movimenti e ai muscoli, riabilitando le varie funzioni orali, ovvero linguaggio, masticazione, deglutizione, suzione e mimica.
Questa è la differenza dell’intervento riabilitativo mio-funzionale confronto ad altri trattamenti che nella maggior parte dei casi cercano di ristabilire l’estetica senza la dovuta importanza alle funzioni.
È importante che le varie tecniche di cui si avvale la logopedia e gli esercizi mio-funzionali siano attuati tempestivamente in modo da aiutare a prevenire eventuali contratture permanenti dei muscoli facciali paralizzati, accelerare il processo rigenerativo del nervo e fornire armonia al viso all’individuo.
Tecniche e strumenti logopedici per il trattamento
- Elettrostimolazione dei punti motori facciali
- Allungamenti attivi
- Mobilizzazioni passive e massaggi
- Stimolazioni termiche
- Vibrazione locale
- Taping neuromuscolare
Queste stimolazioni mirano a promuovere la contrazione dei muscoli paralizzati attraverso i riflessi propriocettivi ed esterocettivi dell’arco.
Le fibre afferenti somatiche generali del nervo trigemino hanno connessioni con il nucleo motore facciale, quindi lo stimolo viene percepito e genera una contrazione dei muscoli del viso attraverso la stimolazione delle fibre efferenti viscerali del nervo facciale.
Sulla base di ciò, la stimolazione termica fredda è stata il primo passo verso la riabilitazione e ha dimostrato di stimolare la contrazione muscolare involontaria.
È noto che eseguire gli esercizi solo una volta alla settimana, durante la seduta di terapia, non è sufficiente: è fondamentale un programma individualizzato di esercizi studiati per casa in quanto favorisce l’apprendimento motorio necessario per la rieducazione neuromuscolare.
I muscoli paralizzati possono essere riattivati solo con la pratica quotidiana.
Il trattamento della paralisi facciale dovrebbe iniziare il prima possibile per prevenire l’atrofia muscolare e sfruttare meglio il periodo di reinnervazione, ovvero prima delle 72 ore dall’esordio.