La relazione terapista – paziente è un processo complesso che comprende qualità umane e professionali; si tratta di un rapporto emotivamente asimmetrico in cui la parte più vulnerabile è il paziente, le cui preoccupazioni e fragilità si rivolgono al terapista, rispetto al quale nutre particolari aspettative.
Relazione contrattuale implicita in cui entrambi i membri hanno aspettative reciproche che li legano in una sorta di contratto e la cui violazione si può tradurre nella perdita della fiducia.
Spina dorsale del professionista sanitario è vivere la patologia sia come fenomeno vitale sia come esperienza razionale.
Per questo è necessario:
- saper ascoltare e comprendere, senza commiserare nè giudicare
- considerare anche la persona e non solo il caso clinico
- informare adeguatamente
- sostenere per tutto il cammino senza mai abbandonare
Cosa significa relazionarsi con i bambini?
Nell’immaginario collettivo lavorare con i bambini è la realtà più semplice, quella che impegna di meno, ma non è affatto così, o per lo meno, a me risulta più facile interagire con le persone più grandi.
Questo però non condiziona la mia volontà nell’aiutare i bimbetti, che spesso sono proprio loro a regalare le gratificazioni maggiori: riuscire ad “agganciarli” fin da subito, per poter entrare nel loro mondo e accedere alle loro emozioni, alle loro paure e ai loro problemi; riuscire a cogliere i messaggi di quella comunicazione non-verbale fatta di sguardi, smorfie e sorridi.
Compito mio è assicurare tranquillità, improntando terapia e sedute con quella serenità e ispirazione da farli evadere dal canonico setting riabilitativo
Che cosa è davvero determinante in una relazione di aiuto?
Laín, celebre studioso di antropologia medica, identifica la struttura della relazione come una combinazione equilibrata degli atti oggettivi ed empatici necessari alla cura e all’accompagnamento del paziente durante il processo di malattia
Il professionista deve sempre cercare di cogliere il significato che la malattia ha per la persona, considerando che ci sono delle peculiarità a seconda del modo di ammalarsi, sia che ci troviamo di fronte ad una malattia prevalentemente somatica o ad una prevalentemente psichica
Seguendo lo stesso Laín, la relazione clinica comprende cinque momenti principali:
- Il momento conoscitivo, che integra tutte quelle operazioni il cui scopo è la conoscenza della malattia (diagnosi nosologica); la conoscenza del soggetto che ne soffre e che la vive in modo personale e non trasferibile (diagnosi clinica); nonché la conoscenza del decorso della malattia e delle sue potenziali conseguenze (prognosi)
- Il momento affettivo, che comprende le emozioni e i sentimenti della relazione clinica vissuta dal professionista e dal paziente
- Il momento operatorio, che corrisponde alla condotta e alle procedure applicate nella cura del paziente
- Il momento etico, che comporta l’assoggettamento alle norme che regolano la condotta del professionista
- Il momento storico-sociale, che comprende gli aspetti sociali del professionista, del paziente, della malattia e della relazione stessa